Pneumatici e auto a guida autonoma: come cambiano le esigenze di tenuta e sicurezza

Cosa cambierà per i pneumatici con la guida autonoma? È una domanda che in molti hanno cominciato a porsi in vista di quello che è considerato il prossimo step evolutivo della mobilità, ovvero i veicoli capaci di pilotarsi da soli, senza conducente. Sulle auto autonome le gomme dovranno avere caratteristiche differenti? Come cambieranno le esigenze in termini di tenuta di strada e sicurezza? Proviamo ad approfondire un argomento piuttosto interessante ma che qualcuno considera ancora prematuro, viste le difficoltà che stanno emergendo durante i test svolti in giro per il mondo che mettono alla prova la guida autonoma; i produttori di pneumatici dovranno però farsi trovare pronti a questo cambiamento epocale, fornendo prodotti in grado di supportare al meglio la mobilità con veicoli privi di conducente.
Con la guida autonoma i pneumatici avranno un ruolo differente?
Con l’avvento della guida autonoma, si apre una nuova era anche per i pneumatici che saranno chiamati a essere ancora più affidabili in modo tale da minimizzare i rischi relativi a danneggiamenti, guasti e malfunzionamenti. In particolare, in assenza di conducenti, pure delle semplici forature possono provocare dei fermi macchina in quanto non c’è nessuno che possa gestirle. L’esigenza sarà quindi avere a bordo dei veicoli a guida autonoma gomme più resistenti – o ancor meglio prive di aria, come vedremo più avanti – oppure in alternativa capaci di gestire almeno nell’immediato le forature, sfruttando tecnologie quali la Seal Inside (che si autoripara) e quella runflat, che consente di continuare a circolare per un breve tratto pure in seguito a una foratura. Oltre ai veicoli, dunque, anche i pneumatici dovranno essere in grado di rendersi autonomi e gestirsi sostanzialmente da soli, sfruttando le evoluzioni offerte dall’intelligenza artificiale.
Le nuove esigenze dei pneumatici: quali saranno?
La guida autonoma richiede gomme che siano non solo smart, ma persino capaci di provvedere alla loro stessa gestione: cosa significa? Conosciamo ormai bene la tecnologia alla base dei sensori TPMS, introdotta più di un decennio fa, che consente di monitorare in tempo reale la pressione di gonfiaggio dei pneumatici. I nuovi concept che i produttori stanno ideando e mettendo a punto per i veicoli a guida autonoma guardano già oltre, ovvero a gomme che prevedono la presenza di pompe automatiche sui cerchi le quali avranno il compito di regolare in autonomia la pressione interna, non appena la sensoristica rileva uno sgonfiamento. In questo modo il tempo da dedicare alla manutenzione dei pneumatici si riduce a tutto vantaggio dell’efficienza del veicolo; le gomme potranno sempre viaggiare alla pressione ottimale e il loro rendimento sarà massimizzato.
Capitolo sicurezza: cosa cambierà nel prossimo futuro?
I mezzi a guida autonoma si muoveranno sfruttando una rete di sensori permanente che li guiderà nei loro spostamenti. In tale situazione diventerà fondamentale il “dialogo” con i pneumatici, che potranno fornire informazioni in tempo reale sullo stato delle strade, sulle condizioni dell’asfalto e sul meteo; ad esempio in caso di presenza di acqua abbondante oppure di neve o ghiaccio sul manto stradale, le gomme avranno la possibilità di comunicare al veicolo una riduzione del grip del battistrada, con conseguente moderazione della velocità da parte del mezzo. Un’integrazione sofisticata e pensata proprio per incrementare la sicurezza, interamente basata sulle comunicazioni fra gomme e veicoli che avverranno in frazioni di secondo. Sembra uno scenario da film di fantascienza, in realtà potrebbe mancare davvero poco a tutto questo visto che i test da parte di produttori di auto e costruttori di gomme sono già in atto, per studiare punti di forza e criticità di tali soluzioni.
Cosa dovranno offrire in più le gomme auto?
Oltre all’inevitabile implementazione delle performance, il faro che guida gli sviluppi dei produttori di pneumatici, saranno necessarie altre caratteristiche, che richiederanno un approfondito lavoro di ricerca e sviluppo. Ad esempio si punterà su gomme auto capaci di garantire uniformità di rotazione e una bassa variazione laterale e radiale, in modo da evitare o comunque ridurre al minimo le vibrazioni che possono confondere i sistemi di stabilità dei veicoli a guida autonoma. Inoltre anche la gestione del consumo del battistrada dovrà essere automatizzata tramite sensori in grado di garantire un monitoraggio costante: in questo modo sarà sufficiente un semplice segnale visivo/acustico per avvisare che il battistrada è giunto al limite minimo del suo spessore e perciò le coperture devono essere sostituite. Niente più controlli manuali e visivi con spessimetro o addirittura carta e penna come si faceva una volta: tutto automatizzato e all’insegna della precisione millimetrica.
Pneumatici privi di aria: quanto manca?
Negli ultimi anni l’attesa è diventata quasi spasmodica: da tempo ormai si parla di pneumatici privi di aria, i cosiddetti airless di cui Uptis di Michelin è il principale esempio. Sempre sul punto di arrivare sul mercato, il loro debutto si sta facendo attendere. Eppure le vetture a guida autonoma sembrano la destinazione ideale per questo tipo di gomme, poiché riducono di molto le tempistiche e l’impegno da dedicare alla manutenzione e abbattono il rischio di danni e malfunzionamenti, in quanto vengono eliminati del tutto gli imprevisti dovuti alle forature. Per ovvie ragioni i pneumatici senza aria all’interno non possono sgonfiarsi, per cui l’intera sensoristica relativa al controllo della pressione di gonfiaggio diventerà inutile nel momento stesso in cui verranno introdotti sul mercato. Quanto manca al loro debutto? Lo sviluppo è ormai giunto alle fasi finali, ma i produttori continuano a mantenere uno strettissimo riserbo circa il loro lancio.
Gomme non solo intelligenti, ma addirittura “attive”
Il destino dei pneumatici sui mezzi a guida autonoma sarà quindi quello di diventare “attivi”: non più semplici pezzi di gomma nera passivi, e pure la loro versione smart sarà superata da coperture che forniranno informazioni, comunicheranno con il veicolo e ne influenzeranno la marcia, controllandosi e gestendosi da sé in vari aspetti del loro funzionamento. Chi l’avrebbe mai immaginato alla fine dell’Ottocento, per la precisione nel 1894, quando Michelin mise a punto il primo pneumatico tubolare… Oppure un decennio dopo, nel 1904, quando Continental realizzò la prima gomma con battistrada… In più di cento anni sono cambiati in modo profondo i contesti, le esigenze sono radicalmente diverse, i veicoli che circolano oggi neppure paragonabili a quelli – rari se non rarissimi – che si potevano vedere in giro all’epoca, eppure entrambi i produttori oggi sono ancora qui, oltre un secolo dopo, e si preparano a sfornare coperture prive di aria che faranno da apripista a una nuova rivoluzione, proprio come quella avvenuta a cavallo fra fine Ottocento e primi del Novecento che cambiò per sempre la mobilità su strada.
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