I pneumatici tubeless in caso di foratura si sgonfiano lentamente?
I pneumatici tubeless, nell’eventualità di una foratura, si sgonfiano lentamente? Questa domanda si trova anche all’interno dei quiz per l’esame della licenza di guida, quindi la risposta può essere utile pure ai candidati guidatori in procinto di affrontare la prova. Senza girarci troppo attorno, sì, i pneumatici tubeless si sgonfiano più lentamente in confronto a quelli dotati di camera d’aria, ovviamente però dipende dal tipo di foratura. Ma cosa sono le gomme tubeless? Sono quelle che si trovano in prevalenza a bordo delle nostre vetture, dunque le più diffuse: la quasi totalità delle auto che vediamo in circolazione monta questa tipologia di pneumatici. Scopriamo qualcosa in più circa le loro caratteristiche e come intervenire nel caso si incappi in una foratura.
Pneumatici tubeless: come funzionano?
I pneumatici tubeless sono composti da una struttura che prevede fili d’acciaio e tessuto e da gomma e non dispongono di camera d’aria al loro interno. La particolare conformazione permette di rallentare la perdita di pressione in caso di foratura, ma ciò dipende ovviamente dal tipo di danno: se si tratta di una foratura di pochi millimetri di diametro, con l’oggetto che resta conficcato nella gomma, si sgonfieranno lentamente, consentendo all’automobilista di continuare a circolare. Questo non significa però che si possa proseguire a utilizzare la vettura come se nulla fosse: bisogna comunque fare in modo di raggiungere il gommista più vicino affinché possa intervenire e risolvere la problematica relativa alla foratura. In caso di danni più consistenti come ad esempio squarci o tagli, magari sul fianco della gomma, la perdita di pressione sarà rapida e obbligherà il guidatore a fermarsi immediatamente.
Esistono pneumatici che resistono alle forature?
Sì, e sono conosciuti con il nome di runflat. Si tratta di coperture che contengono la perdita di pressione in caso di foratura e consentono di continuare a circolare, sebbene con dei limiti ben precisi: la distanza massima che si può percorrere dopo aver forato è di 80 chilometri, ad una velocità massima di 80 chilometri orari. Ad ogni modo, in seguito alla foratura bisogna recarsi presso il gommista per sostituire il pneumatico. Raramente quest’ultimo può essere riparato dopo che è stato utilizzato: le gomme runflat servono a evitare di sostare per il cambio della copertura danneggiata in situazioni di pericolo e sono state ideate per i guidatori con disabilità, che per ovvie ragioni non possono intervenire nell’eventualità di una foratura. Il loro uso si è poi ampliato e oggi sono numerosi gli automobilisti che scelgono pneumatici runflat per le proprie vetture.
Gomme autoriparanti: cosa sono?
Oltre ai pneumatici runflat abbiamo anche le gomme autoriparanti: di cosa si tratta? In che modo funzionano? Le coperture che si riparano da sole sono un’invenzione più recente: al di sotto del battistrada e dei fianchi è presente uno strato di collante che nell’eventualità di una foratura sigilla il buco impedendo la fuoriuscita di aria, mantenendo così costante la pressione. Pure in questo caso, però, la funzione autoriparante viene meno se i danni sono consistenti oppure in presenza di squarci o tagli. La tecnologia Seal Inside alla base di queste coperture – brevettata da Pirelli – è invece efficiente sulle forature di piccole dimensioni e consentirà di proseguire nella circolazione. Bisogna recarsi comunque il prima possibile da un gommista, affinché possa verificare l’entità del danno e capire se il pneumatico può essere riparato oppure è necessaria la sua sostituzione. Sia con gomme runflat che con quelle autoriparanti, è sconsigliato continuare a circolare a lungo dopo una foratura: le coperture danneggiate, anche lievemente, sono meno efficienti e possono rendere la guida più pericolosa, soprattutto se non si rispettano i limiti.
Cosa fare dopo una foratura?
Il consiglio degli esperti, dopo aver subito una foratura, è quello di accostare il prima possibile e provvedere alla sostituzione della gomma bucata, così da prevenire ulteriori danni al pneumatico. Lo strumento migliore in questi casi è il ruotino di scorta, perché consente di preservare la copertura danneggiata e di avere a bordo un dispositivo al massimo dell’efficienza. Il kit di riparazione è senza dubbio più pratico e meno ingombrante, ma la sua funzionalità è limitata alle forature di pochi millimetri: per qualsiasi altro danno, non potrà essere adoperato. Inoltre, è in sostanza uno strumento usa e getta: dopo averlo utilizzato, bisognerà sostituirlo con uno nuovo. Ecco perché se la propria vettura è sprovvista di ruotino, è consigliato acquistarlo a parte in modo da averlo a disposizione nell’eventualità di un danno ad un pneumatico.
Gomme anti-foratura: a che punto è la tecnologia?
Nel settore automobilistico, e in quello che riguarda le gomme auto, i progressi tecnologici sono stati numerosi e importanti. I pneumatici sono sempre più resistenti e all’orizzonte iniziano già a profilarsi le coperture anti-foratura, ovvero prive di aria al loro interno. Ne è un esempio il modello Uptis di Michelin, al momento ancora un prototipo: tuttavia inizierà ad essere commercializzato alla fine del 2023 in Asia, quindi nel giro di qualche anno potrebbe essere a disposizione anche in Europa. Diremo presto addio alle forature? Molto probabilmente sì e si tratterà della rivoluzione più significativa in ambito pneumatici, un vero spartiacque per gli automobilisti che non dovranno fare più i conti con forature, pressioni di gonfiaggio e perdite d’aria dalle gomme: per molti – in particolare i più sfortunati con questo tipo di inconvenienti – sarà un mirabile mondo nuovo!
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