Lo pneumatico del futuro

Il futuro dopo i pneumatici run-flat

Fino a oggi i pneumatici run-flat, inventati negli anni Ottanta, hanno rappresentato la tecnologia più avanzata in merito a gomme antiforatura, che possano cioè resistere anche a pressione zero. Ma i run-flat garantiscono la marcia a bassa velocità, massimo 80 km/h e per una distanza relativamente breve, circa 80 km. Per il futuro, la ricerca scientifica intravede invece la possibilità di uno pneumatico che si possa rigenerare da sé. Questo è quanto è stato rivelato dall’americano Journal Applied Materials and Interfaces che ha pubblicato uno studio condotto dall’Istituto Leibniz per la ricerca sui polimeri di Dresda, dall’Università di Tecnologia di Dresda, in Germania, e dall’Università della tecnologia di Tampere, in Finlandia. Grazie agli studi da loro effettuati, i ricercatori hanno creato un tipo di gomma che non viene lavorata più attraverso un processo di vulcanizzazione.

La vulcanizzazione è un processo di lavorazione della gomma, inventato da Charles Goodyear nel 1839, mediante il quale essa viene legata allo zolfo tramite riscaldamento, attraverso un processo chimico. Tale procedimento si ottiene combinando una fonte di azoto unita a vari additivi. Questi prodotti, abbinati assieme, costituiscono la mescola della gomma. In base a questo processo, la gomma diviene estremamente elastica nonché di lunga durabilità. Ma, allo stesso tempo, temono le foratura o qualsiasi tipo di abrasione, le quali possono provocare la rottura dei legami chimici rendendo la gomma inutilizzabile.

Oltre la vulcanizzazione

La ricerca scientifica di cui sopra si pone oltre l’antico processo di vulcanizzazione, proponendo un nuovo tipo di gomma che si possa rigenerare da sé e non subire i danni provocati da forature. Questo approfittando della tecnologia della plastica auto-rigenerante, che secondo i ricercatori può essere di grande aiuto e interesse anche per l’industria automobilistica. In base a questo nuovo processo, al posto della vulcanizzazione tramite zolfo, la mescola si ottiene partendo da della comune gomma Bromobutilica che, aggiungendovi carbonio e azoto in combinazione, diventa estremamente elastica e auto-rigenerante. In particolare, questo effetto è raggiunto se la gomma è riscaldata. La gomma ottenuta tramite questo processo è molto più elasticizzata e non si rompe facilmente se tirata con grande forza. A proposito del riscaldamento, i ricercatori hanno testato come la rigenerazione dello pneumatico avviene molto più in fretta se questo è sottoposto al calore, in particolare è stato riscaldato per dieci minuti a 100°. In seguito, è stato attestato che dopo otto giorni da tale rigenerazione, la forza elastica della gomma era molto più elevata di prima e poteva resistere in maniera notevole alla pressione e alle sollecitazioni senza deformarsi, circa venti volte in più di quanto sia richiesto mediamente a uno pneumatico standard.

Vantaggi di questa scoperta

Una mescola che combini carbonio e azoto può perciò portare alla creazione di uno pneumatico potenzialmente a lunghissima durata e di grande resistenza. Ciò significa che, se questa tecnologia dovesse arrivare in commercio, l’era delle gomme lisce potrebbe presto terminare. Da tempo produttori e ricercatori lavorano per sviluppare tecnologie che possano aiutare a migliorare la riparazione degli pneumatici intervenendo sull’usura di esse, ma quest’ultima scoperta può rappresentare una vera svolta.

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